Who pays the bill? n.2

Proverbio spagnolo “lo que de noche se hace, de dia se vè”. Ho scritto Who pays the bill n.1 tra le 23:50 e le 00:20 dell’altro giorno e nel mio sproloquio mi sono dimenticato perfino di tornare al senso del titolo, quindi chi pagherà il conto? Perchè, è pacifico, alla fine ci sarà da pagare un conto per aver dedicato le risorse (di tempo, soldi, intelligenza) alla gestione della PERCEZIONE delle questioni e non alla SOSTANZA delle stesse.
Per tornare al parallelo con la fisica di due post fa, tutta l’energia persa in entropia (caos) invece di lavoro ha un costo che ad un certo punto bisognerà pagare. Il problema, dal mio punto di vista, è che manca la diffusione della consapevolezza di questo spreco e soprattutto non vedo nessuno che stia lavorando in questo senso.
Stefano commentando il post precedente mi (si, ci) chiede sostanzialmente che fare di fronte ad un’armata di TV, eppure non è questione (solo) della forza del mezzo, quanto piuttosto della rilevanza del messaggio. Le due vittorie elettorali di Prodi lo dimostrano, come dimostrano l’attuale mancanza di una seria strategia di marketing delle idee, vista la rapidità con cui l’approccio prodiano è stato rimosso dal centro-sinistra. Chissà perchè i suoi compagni di schieramento anno creduto alla forza propoganda su “mortadella” fatta dai propri avversari politici più di quanto non ci avessero creduto prima gli stessi elettori.
Già in un post di parecchi mesi fa ho scritto che l’unica vera differenza tra il marketing “commerciale” e quello politico è che per il primo la vittoria della competizione è il fine, il consumatore compra il mio prodotto invece del concorrente, mentre pe il secondo la vittoria nella competizione elettorale è solo la precondizione per fornire il proprio prodotto/servizio, ossia realizzare la propria proposta politica (lasciamo per il momento da parte l’amministrazione che è un’altra cosa).
Ed il messaggio berlusconiano è forte e chiaro “Io, con tutto il mio bagaglio di competenza, abilità ed esperienze dimostrato dai successi ottenuti in tutti i campi in cui mi sono cimentato, sto cercando di far uscire l’Italia dalle pastoie della burocrazia e dell’inefficenza e vengo ostacolato da una massa di politicanti e burocrati ideologicizzati figli di questo sistema e che non hanno mai lavorato in vita loro. Ergo mi difendo in tutti i modi da questi pusillanimi per poter portare avanti il mio lavoro a beneficio di tutti.”
Stracciarsi le vesti denunciando la scorrettezza dell’operato del premier è stupido ed inutile se non si riesce a confutare i presupposti della propria competenza e della persecuzione, perchè viceversa l’attacco non fa altro che rafforzare il messaggio di Berlusconi.
Allora chiedo: cosa sta facendo il centro-sinistra per dimostrare concretamente la propria competenza nella guida del Paese. Quali sono le sue proposte di cambiamento (tornare allo status quo non valle) per affrontare i problemi, ad esempio, del mercato dell’informazione, dell’efficienza della Pubblica Amministrazione e della magistratura?
Quale la strategia per evitare la percezione di una persecuzione personale nei confronti di Berlusconi da parte della clava mediatica agitata costantemente da Santoro (che è una cosa ben diversa dalle inchieste giornalistiche di Reporter) oppure dai modi con cui alcuni (molti) magistrati conducono le inchieste?
Quello che voglio dire è che il cittadino-consumatore-elettore non è così naif. Non si aspetta che il deputato di Forza Italia ex dipendente Mediaset sia imparziale e sa per sua stessa ammissione pubblica e spontanea che Berlusconi cercava di far cadere Prodi offrendo posizioni di governo ad alcuni deputati (che mi sembra una pratica molto più vergognosa di quella, già molto vergognosa, di farsi portare le prostitute in Sardegna sui voli pagati da noi).
La sa benissimo, come chi è un (vero) professionista del marketing sa che il cittadino-elettore-consumatore sceglie sempre in un ottica competitiva, non assoluta. E fino ad oggi il 50% + 1 degli elettori ha valutato che l’opzione Berlusconi è migliore dell’alternativa. Questa è la democrazia e se non si è d’accordo indignarsi, oltre che dannoso, è anche antidemocratico. Se poi ci aggiungiamo la sostanziale indifendibilità dello status quo di, ad esempio, RAI, magistratura ed amministrazione pubblica si riescono a capire i termini del problema.
In realtà tutto quello che ho scritto sopra si trova, fatto meglio, nelle analisi di molti giornali, che però hanno più o meno la capacità di influenzare il dibattito sociale che ha questo blog.
Le domande a questo punto sono: il centro-sinistra non ha capito la situazione (improbabile)? Per sua natura non ha le competenze, la capacità e la cultura per affrontare concretamente il rinnovamento (sempre più improcrastinabile) del paese (probabilmente vero in parte)? Ha una carenza culturale che lo porta a rifiutare l’approccio di marketing (strumenti di analisi, sviluppo, comunicazione e realizzazione) per la propria proposta politico (altamente probabile). Però senza l’approccio di marketi, inteso come un approccio tecnico e scientifico alla formulazione, comunicazione e diffusione della propria proposta? Però senza l’approccio complessivo di marketing la comunicazione politica diventa solo propaganda.
Si sta facendo tardi di nuovo, quindi rimando la conclusione dell’argomento ad un prossimo post (se questo risulta a tratti confuso, chiedo venia, ma non ho nè il tempo nè la voglia di rileggerlo. Per cortesia segnalatemi i punti oscuri).

2 thoughts on “Who pays the bill? n.2

  1. Pingback: Perche’ Renzi ha ragione (e Berlusconi resta il fulcro della politica italiana) | BISCOMARKETING.it

  2. Pingback: Perchè, secondo me, Renzi ha ragione e torto allo stesso tempo. | BISCOMARKETING.it

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