Nostalgia canaglia!

Avevo diversi argomenti in testa per il post di oggi:
- terza puntata su “gli effetti della crisi: la disoccuopazione”. Scartato perchè discettare di lusso e consumi è una cosa, ma parlare di (mancanza) di lavoro significa veramente parlare della vita delle persone. Rimando ad altra data.
- motivi e metodi per una nuova evangelizzazione del vino. Scartato perchè i concetti su cui sto ragionando sono particolarmente contro-intuitivi quindi è bene dargli altro tempo per maturare.
- una giaculatoria contro la Presidente dell’Autorità Portuale Marina Monassi che, in combutta con il suo compagno di vita ex (finalmente) senatore Giulio Camber continua a bloccare ogni via di sviluppo di Trieste, in modo da mantenere il proprio potere ed alimentare il proprio ego. Scartato perchè non voglio rovinarmi il karma per chi ha avuto la sfacciataggine di provare a mantenere la direzione generale della multiutility comunale Acegas APS dopo essere stata ri-nominata (nomina ministeriale) presidente dell’Autorità Portuale. Siccome però credo sia un’emblematica storia italiana ecco i link ad un vecchio articolo di Paolo Rumiz, che risale ai tempi della prima nomina della Monassi alla presidenza del porto, ad un articolo agiografico apparso su un sito che dichiara di occuparsi di cultura creativa (???) ed un comunicato stampa del sito Trieste5Stelle (se non altro per il peso che ha acquisito il M5S nella politica nazionale). Ognuno si faccia la propria opinione, visto che non sono riuscito a trovare le uniche informazioni che contavano ossia quelle relative ai risultati della prima gestione del porto da parte della Monassi.

E allora di cosa *@§#X% parlo oggi?

Per una volta mi affido più all’emozione che al razioncinio e parto dall’impressione che mi ha fatto entrare in un centro commerciale a Mosca lo scorso febbraio. Vedere il sushi bar con sopra la maxi bottiglia di Budweiser e pensare di essere a Mosca per me è stato sorprendente.
Immagino che sia una sensazione comune con tutti quelli che sono cresciuti quando esisteva l’Unione Sovietica e questa giocava comunque un ruolo importante dal punto di vista politico, militare, sociale, economico, sportivo, ecc… Come mi disse una volta il mio maestro di scherma rumeno “Non avrei mai sperato un giorno di vedere la fine del regime (comunista).”

Per questo presumo che se per me è sorprendente, per chi è nato e cresciuto in Unione Sovietica, un posto così tenderà ad essere incredibile/sconvolgente.

Sarà la ragione per cui:
- la televisione di stato russa sia piena di vecchi film sovietici con il loro carico di (superata) propaganda e di nuove produzioni che distorgono, idealizzandoli, i bei vecchi tempi dell’Unione Sovietica.
- secondo una recente ricerca almeno il 40% della popolazione vorrebbe vivere nel sistema politico sovietico (causa o effetto del punto precedente? Probabilmente entrambi).
- dalla stessa ricerca appare che il 51% dei russi desidera apertamente un sistema economico di stile sovietico, con pianificazione statale della produzione e della distribuzione della ricchezza, solo il 17% della popolazione è soddisfatta del sistema attuale e solo il 22% supporta il modello democratico occidentale.
- nell’ultimo anno i russi favorevoli all’economia di mercato ed alla proprietà privata è sceso dal 35% al 29%.
(dall’articolo “Ritorno all’Unione Sovietica di Stalin” pubblicato sul Moscow Time del 15-02-2013 a firma Georgy Bovt)

La prima considerazione che mi è venuta in mente leggendo questi numeri è che un sushi bar con la pubblicità della Budweiser in un centro commerciale a Mosca è un posto assolutamente ovvio per tutti i russi nati dopo il 1990 (come per il loro coetanei di buona parte del mondo).

La Russia quindi avrà fatalmente un futuro post-sovietico, nel cammino inciamperà tanto meno quanto prima più smettera di andare avanti guardando indietro.

La settimana prossima sono a Dusseldorf a Prowein. Non so se riuscirò a mantenre il mio appuntamento settimanale con il blog. Se volete venite a trovarmi.