La mia presunzione è una vecchia storia che si è riproposta con una certa intensità negli ultimi giorni.
Probabilmente un po’ perché la recente, quasi contemporanea, pubblicazione di una mia intervista sulla rivista francese “Vitisphere” e di un mio articolo su “Il Corriere Vinicolo” (n.12 del 9 aprile) mi ha effettivamente lusingato, ed un po’ per cercare di compensare con le gratificazioni professionali quello che manca a livello personale.
Stesse cose che succedevano in passato, immagino, quando gli amici, che ringrazio, mi rincuoravano dicendo che non era presunzione ma la (giusta) consapevolezza del mio valore. Visto che realizzavo quasi tutto quello di cui parlavo (e si sa che parlo molto) mi è piaciuto credergli.
Però si sbagliavano loro e mi sbagliavo io. La presunzione che porta alla perdizione il Capitano Achab non è quella di cacciare Moby Dick, bensì di riuscire a prenderla.
Si tratta di una regola che avevo imparato tanti anni fa, ma per troppo tempo me la sono dimenticata. Grazie a chi me l’ha ricordata.
Quindi chiedo scusa a tutte le persone che in passato (prossimo o remoto che fosse) si sono sentite prevaricate dai miei comportamenti. Per quello che può valere, l’intenzione è sempre stata (soprattutto) quella di aiutare, anche quando i modi potevano suggerire il contrario.
L’impegno per il futuro è di allineare i modi alle intenzioni.
Per chi è al Vinitaly, ci vediamo domani.