Con mio sommo sconcerto e rammarico, chi mi ha scritto la mail relativa al post di domenica scorsa non si è manifestato entrando nella discussione che si è creata (grazie per i commenti). Non so se pensare che non abbiano visto il post oppure che abbaino la coda di paglia. Sinceramente non saprei quale delle due opzioni sia la peggiore per una agenzia che vuole fare PR sul web.
Non svelo l’omissis della persona perchè si tratta di un modus operandi che l’agenzia ebuzzing utilizza in tutti i paesi in cui opera (come dimostra la totale corrispondenza di contenuti dei siti nelle varie lingue), e quindi prescinde da chi mi ha scritto.
Mantenuto il mio impegno, questo post potrebbe anche finire qui. Però ne approfitto per alcune considerazioni sui commenti e dalla discussione che era già in corso su questo argomento.
DENUNCIARE COMPORTAMENTI SCORRETTI SIGNIFICA FARE NOMI E COGNOMI (indifferente se le persone sono fisiche o giuridiche)
Ovviamente io non sono stato il primo blogger a ricevere proposte di questo genere, nè il primo a parlarne. Fino ad oggi però le segnalazioni sono rimaste sul generico, più per discutere dell’argomento che per contribuire a mantenere il più sana possibile la comunicazione on-line. Perfino il blogger americano che ha affrontato questo argomento pochi giorni fa ha scelto di non mettere in imbarazzo chi gli ha proposto un comportamento che ritiene scorretto.
Ripeto la banalità detta una settimana fa: il web rispetto all’off line permette la condivisione immediata nel tempo e nello spazio delle informazioni ed il coinvolgimento di tutti nelle discussioni, anche quelle controverse. Ribadisco quindi la NECESSITA’ di denunciare in modo circostanziato i comportamenti chiaramente non etici da parte delle agenzie e degli operatori (leggi bloggers), con serenità e non animosità nel rispetto di tutti.
Se qualcuno si sentirà in imbarazzo potrà sempre replicare e spiegarsi.
LA COMUNICAZIONE IN GENERALE E LE PR IN PARTICOLARE NON SONO IL DIAVOLO E NON SI PUO’ FARE DI OGNI ERBA UN FASCIO
Senza entrare in discorsi troppo ampi (la comunicazione è la base della concorrenza) le PR sono una componente dello scenario della comunicazione ed in questo scenario svolgono un ruolo nella diffuzione di notizi/informazioni. Non ha senso quindi considerare TUTTE le attività di PR come un tentativo di irretire il pubblico quanto piuttosto distinguere tra quelle fisiologiche e quelle patologiche. Io ad esempio non ci vedo nulla di censurabile ad invitare un opinion leader ad un evento (dove presumibilmente non verrà preso a pesci in faccia), sempre che gli si lasci assoluta libertà di scelta su come e se parlarne.
Se qualcuno avesse dei dubbi sul metro di valutazione, si può sempre riferire alcodice etico della WOMMA..
IL MODO IN CUI SI CERCA DI DIFFONDERE CONTENUTI A PAGAMENTO SUL WEB E’ (MOLTO) PEGGIO DELLE PATOLOGIE DELLE PR OFF LINE
Leggendo i post ed i commenti relativi all’argomento dei blog sponsorizzati appare spesso il concetto si stratta semplicemente delle classiche tecniche delle PR off line, trasferite sul web. E’ un concetto che non condivido assolutamente per diverse ragioni:
1. Quello di pagare gli opinion leaders per promuovere/parlare direttamente di un prodotto è sempre stata considerata una patologia, non come una pratica normale da annunciare sul proprio sito internet (vedi ebuzzing).
2. Per quanto ne so, anche gli opinion leaders che si prestano a queste pratiche non si sottopongono a censura da parte dello sponsor.
3. Un post a pagamento NON equivale ad un publiredazionele, che viene chiaramente identificato, anche attraverso una diversa impaginazione, dal resto del giornale/testata.
L’AFFERMARSI DI CONTENUTI A PAGAMENTO SUL WEB NON E’ L’INELUTTABILE CONSEGUENZA DELLA CORRUZIONE DEI TEMPI
Anche questo concetto torna con una certa frequenza nelle discussioni su questo argomento.
E’ ovvio che con il diffondersi del web e dei blog, la comunità dei blogger si è allargata e non è più così omogenea nei principi e nei comportamenti come poteva esserelo 5 anni fa (tanto per dire una data).
Proprio per questo è necessaria una vigilanza attiva, anche a tutela della reputazione di chi agisce con etica e correttezza.
Una vigilanza che non va fatta solamente nei riguardi delle agenzie, ma anche, soprattutto, nei confronti degli altri bloggers.
Viceversa lamentarsi ricordando i bei tempi andati è poco meno di un falso ideologico.
Lo ripeto una volta di più: dipende solo da noi.
I miei rispetti a chi se li merita.
Sottoscrivo ogni tua sillaba.
Colgo anche l’occasione per segnalare un post in cui è in corso un acceso dibattito su questioni affini:
http://www.soavemente.net/soavemente/2011/10/-european-bloggers-conference-in-brescia-short-flash-2.html#comments
Ciao, Fil.