Who pays the bill? n.3

In questi giorni avevo pensato tante cose da scrivere per concludere questa digressione politica, ma i tempi della politica sono più rapidi di quelli di biscomarketing (non difficile visti i miei ritmi di scrittura).
Con la recente manifestazione di Roma, Berlusconi ha definitivamente stabilito il legame tra se e l’amore, contro l’odio, per definizione distruttivo, che anima il centro sinistra. Il bello è che con “l’amore vince sempre sull’odio e sull’invidia” Berlusconi fà proprio un concetto espresso a suo tempo da Prodi e riesce ad essere credibile, malgrado la sua innata violenza verbale, grazie ai diversi atteggimenti obiettivamente astiosi che di cui è oggetto (dall’avviso di garanzia consegnato in pieno G8 a Napoli alla clava mediatica santoriana). Che poi sia un maestro del “chiagni e fotti” e riesca ad amplificare quello che più gli fa comodo attraverso il controllo di tutte le televisioni, dovrebbero essere motivi in più per non offrire appigli.
Mettendo poi l’amore in contrapposizione all’odio ed all’invidia, realizza un vero colpo da maestro del posizionamento (intenso in senso di marketing) politico, delegittimando sul nascere ogni critica che gli verrà rivolta come non fattuale, bensì pretestuosa perchè perchè dettata appunto daqll’odio o, ancor peggio dall’invidia. Complimenti alla pusillaminità politica del PD.
A questo punto le speranze effettivamente si riducono al lumicino, perchè, al di là di predicare ai convertiti, nemmeno si intravede l’idea di impostare una seria strategia di marketing: definizione dei propri valori – individuazione dei bisogni e desideri del proprio target – definizione di un posizionamento (proposta) dalla combinazione tra i propri valori e le necessità insoddisfatte del target – strategie coerente per fare in modo che la proposta raggiunga il target.
Eppure anche senza fare un’analisi semiotica (leggetivi “Marketing moving: l’approccio semiotico. Analizzare il mix di comunicazione, gestirne gli effetti di senso” di Giulia Ceriani, pubblicato nel 2001 nella parte in cui identifica le propsettive per un nuovo movimento politico e rabbrividite), anche senza questi strumenti dicevo, si può intuire che c’è una domanda inespressa da parte del cittadino-consumatore (termine creato dalle COOP, mica dalle multinazionali) per una gestione della cosa pubblica basata sulla serietà, sulla competenza e non sull’appartenenza.
Nel 1991 avevo coniato questo slogan “Non obblighi da osservare, ma regole da rispettare”.
Volendo ci sarebberro pure gli argomenti. Ne cito solo uno (ognuno ha le sue fisse): il progetto per il ponte sullo stretto di Messina, progetto che il governo Prodi ha avuto il merito di fermare, ma che poi Berlusconi ha ripreso.
E’ un’opera con un forte impatto ambientale (e la sensibilità ambientale è un valore molto sentito dagli elettori di entrambe gli schieramenti), ha un costo elevatissimo indipendemente dal project financing (Roma ladrona / non ci sono cose più importanti in un momento in cui i soldi sono pochi?), è opinione diffusa che i soldi finiranno in buona parte nelle tasche della mafia (spreco di denaro pubblico).
Ce ne sarebbe abbastanza far venire qualche dubbio anche agli elettori della lega in provincia di Treviso o di Varese e invece nemmeno se ne parla.
Il problema è che Berlusconi è sicuramente il più bravo dei furbi e di seri capaci non si vede nessuna traccia.
Come ultima spiaggia resta la tattica “folcloristica”: Berlusconi porta sfiga (durante i suoi governi crisi economiche mondiali, terremoti, eliminazioni ai mondiali di calcio, ecc..), però cosa si può sperare da chi non è riuscito nemmeno a capitalizzare la vittoria dell’Italia ai Mondiali in Germania, che non si aspettava nessuno?

One thought on “Who pays the bill? n.3

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