Come se non bastasse la cronica scarsità di tempo (libero e non) ci si è messa anche l’Acegas (multiutility triestino-padovana che mi dà luce e acqua) che per lavori di manutenzione ha messo nella rete elettrica un bel 400 volts con il risultato di far saltare praticamente tutti gli apparecchi elettronici della casa.
Comunque ecco un post che ho in canna da una decina di giorni, ossia da quando ho sentito per la prima volta in radio il nuovo spot della Coca Cola . Il link mostra quello che passa in TV, ma in radio secondo me fa ancora più effetto perchè la voce di Giulia è più adulta di quanto non sia la rappresentazione grafica (provate, basta chiudere gli occhi).
Lasciando perdere gli aspetti tecnici di comuncazione, che meriterebbero un post a sè stante, quello che mi ha colpito è il contenuto. Dunque parte lo spot di un prodotto che sta dalla parte delle cose semplici, genuine, autentiche e rassicuranti e alla fine viene fuori che questo prodotto è la coca cola???!!!
Alla faccia dell’americanismo intrinseco, alla faccia dell’innovazione, alla faccia soprattutto della bevanda rinfrescante consumata solo fino ad un paio di decenni fa (al massimo) fuori dai pasti. E in effetti mi ricordo una ventina di anni fa le ricerche che misuravana quanto aumentavano i consumi di un bevanda se questa arrivava sulla tavola durante i pasti. Alla faccia ancora dell’industrialità intrinseca del prodotto.
Confesso che quando ho sentito lo spot, man mano che andava avanti pensavo si parlasse di vino. Poi però ripensandoci negli ultimi anni il vino non si beve, si degusta. La valorizzazione del vino è passata per valori come l’esperienza sensoriale, la critica enologica, la complessità.
Se metto in fila tutti i concetti dello spot coca cola, mi viene naturalmente in mente il vino per come lo ricordo nella mia memoria, ma se penso al vino come viene raccontato oggi li vedo tutti lontani.
E mi chiedo anche se oggi a tavola accada più spesso di trovare la coca cola oppure una bottiglia (o caraffa di vino).
Intanto i consumi di bibite gassate in Italia nel 2005 (dati più recenti non ne ho trovati) erano arrivati a 52 litri pro capite. Quindi superiori a quelli di vino.
Per restare in tema di pubblicità di bevande, Arbore in una vecchia pubblicità della birra diceva “Meditate gente, meditate”.
Lorenzo, hai toccato un tasto molto pertinente: il vino è troppo complicato per chi non ne capisce. Troppo complesso, persistente, fruttato, … Bisognerebbe capire quali sono le conseguenze di questo suo essere complicato, quali quelle positive, quali quelle negative. Tuttavia, la Coca Cola può fare altri tipi di discorsi più popolari perchè di massa e con produzioni stratosfeiche. Cosa che nel vino non potrebbe mai accadere, penso.
Caro Fabio al di là dei mezzi della Coca Cola il punto sta proprio nei valori che comunica il mondo del vino. Secondo me è sorprendente pensare che la Coca Cola sia più di massa e popolare del vino nel suo complesso. Che tra l’altro nell’insieme non è più piccolo della Coca Cola.
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