Qualche settimana fa sui mezzi di comunicazione è stato dato grande rilievo alle statistiche che evidenziavano un calo dei consumi degli italiani. Al di là degli, oramai abituali, toni apocalittici, mi sono posto la domanda quanto potesse essere legato a fenomeni congiunturali (diminuzione del reddito disponibile, salari tra i più bassi d’Europa, ecc.. che nello stesso periodo venivano evidenziate da altre fonti tipo Bankitalia) e quanto da quelli strutturali. La domanda è ben lungi dall’essere accademica perchè le diverse risposte implicano interventi radicalmente diversi per risolvere il problema. Forse ci si può perfino chiedere se effettivamente di un problema si tratta.
Come oramai saprà chi bazzica questo blog, nell’analisi e gestione delle questioni economiche e di impresa sono fondamentalmente un tradizionalista. Parto quindi dalla legge di Engel (chiedo scusa in wikipedia.it non c’è la voce) a cui mi lega l’affetto di averci fatto la tesi sopra. Questa legge, formulata nell’ottocento, continua ad essere uno degli elementi alla base della teoria microeconomica per quanto riguarda la domanda dei beni alimentari.
La prima considerazione che si può fare con lo sviluppo economico nelle società del benessere (e che era alla base della mia tesi) è che la legge di Engel vale per le caratteristiche tangibili degli alimenti (valori nutrizionali) ma non per quelle intangibili (ostentazione, piacere edonistico, fungibilità ecc…).
I beni alimentari ai tempi di Engel però avevano una caratteristica fondamentale: rappresentavano i beni necessari per i bisogni primari delle persone. Questa caratteristica si è mantenuta anche nelle economie più sviluppate fino ad almeno cinquant’anni fa, ma cosa succede adesso che siamo arrivati ad una società dove, estremizzando un po’, non ci sono più bisogni ma solo desideri?
La legge di Engel non vale più, come può suggerire il fatto che ad una diminuzione dei redditi reali non ha corrisposto una aumento della quota di spesa rivolta ai beni alimentari, o coinvolge un paniere di beni talmente ampio da comprendere tutti quelli raggiungibili (che diventano di fatto necessari) per lasciare desiderabili solo quelli irragiungibili?
Chiudo questa elucubrazione con i tre livelli dell’alienazione indicati (credo) da Italo Calvino:
1° livello: sono al lavoro e sogno di essere in vacanza;
2° livello: sono in vacanza e sogno di essere al lavoro;
3° livello: sono in vacanza e sogno di essere in vacanza (da un’altra parte n.d.a.).
Tra qualche giorno le prossime puntate.
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